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giovedì 7 marzo 2013

Perchè diamo un riconoscimento ai baristi che non mettono le slot nei loro locali

Un attestato per premiare i bar senza slot machine. Lo ha ideato il comitato Jenner-Farini per contrastare la dipendenza dal gioco d’azzardo nel quartiere . Il primo riconoscimento e’ stato consegnato al gestore del bar “Persefone” di viale Jenner che non ha esitato a esporlo all’ingresso del locale. Questo è il primo di una serie di attestati che vorremmo consegnare a tutti i bar del quartiere che non hanno nel locale le slot machine: è già pronto il secondo per il Cafè Tomaselli al Maciachini Center. Vorremmo che questo progetto si estendesse a tutta la città (e magari alla Regione!) perché quello della dipendenza dal gioco è un problema non solo del nostro quartiere: vediamo ogni giorno tanta gente, tanti anziani, spendere i loro pochi risparmi alle macchinette. Non possiamo più rimanere a guardare. Oggi si parla tanto di business etico. E allora va dato un riconoscimento a chi sceglie una strada diversa per fare affari. Se da una parte ci sono i gestori dei locali che con le slot machine si assicurano importanti guadagni (alcuni con quei soldi pagano i dipendenti) dall’altra parte ci sono tante famiglie rovinate psicologicamente ed economicamente e che a volte finiscono in giri di prestiti ad usura. Una vera e propria patologia che si trasforma in costo sociale (ed economico) per l’intera comunità in termini di prestazioni di cura erogate. Come descrive molto bene l’Analisi sui dati relativi al gioco d’azzardo patologico del Osservatorio dipendenze della Asl di Milano (novembre 2012): 255 le persone che si sono rivolte ai centri di cura per le dipendenze (SerT) lo scorso anno, di cui il 78% di sesso maschile. Una parte dei casi con diagnosi “gioco d’azzardo patologico” aveva associata anche una dipendenza da sostanze legali (fumo, alcool). La distribuzione della patologia per fasce d’età vede un picco tra i 41 e 50 anni. Il trend è in crescita e parlarne, anche con iniziative come quella del nostro comitato, può aiutare chi ne soffre facendo capire loro, in primo luogo, di essere affetto da una patologia. L’Osservatorio spiega che “essere ammalati di gioco è un problema grave ma può essere affrontato e risolto. Per questo motivo il servizio sanitario regionale aiuta chi è ammalato di gioco e costruisce percorsi di cura e di accompagnamento che sono, di fatto, vie di uscita da una situazione di reale sofferenza”.

Articolo originale tratto dal "Corriere.it"
http://milanesi.corriere.it/2013/03/06/perche-diamo-un-riconoscimento-ai-baristi-che-non-mettono-le-slot-nei-loro-locali/

1 commento:

Anonimo ha detto...

“Bar senza slot”: Il successo ci spinge ad andare avanti.

L’eco mediatico ricevuto dalla notizia dell’attestato del Comitato
Jenner Farini ai bar senza slot machine ci sprona ad andare avanti.
Diversi gli elogi e le segnalazioni di bar che hanno scelto una forma
di business davvero etico.
Oggi abbiamo premiato il CafèTomaselli al Maciachini Center (via Imbonati, Milano).

Estendere l’iniziativa a Regione Lombardia.
Se il Comune di Milano ha già pensato ad una sorta di vetrofania per i
locali che rinunciano alle slot machine, è il momento di rilanciare:
c’è bisogno di un serio impegno interistituzionale.

La ludopatia è una vera e propria patologia che si trasforma in costo
sociale (ed economico) per l’intera comunità in termini di prestazioni
di cura erogate.
Come descrive molto bene l’Analisi sui dati relativi al gioco
d’azzardo patologico del Osservatorio Dipendenze di ASL Milano
(novembre 2012): 255 le persone che si sono rivolte ai centri di cura
per le dipendenze (SerT) lo scorso anno nella sola Milano, di cui il
78% di sesso maschile. Una parte dei casi con diagnosi “gioco
d’azzardo patologico” aveva associata anche una dipendenza da sostanze
legali (fumo, alcool). La distribuzione della patologia per fasce
d’età vede un picco tra i 41 e 50 anni. Il trend è in crescita, e
parlarne, anche con iniziative come quella del Comitato Jenner Farini,
può aiutare chi ne soffre facendo capire loro, in primo luogo, di
essere affetto da una vera e propria patologia.
L’Osservatorio Dipendenze di ASL Milano spiega che “essere ammalati di
gioco è un problema grave ma può essere affrontato e risolto. Per
questo motivo il Servizio Sanitario Regionale aiuta chi è ammalato di
gioco e costruisce percorsi di cura e di accompagnamento che sono, di
fatto, vie di uscita da una situazione di reale sofferenza”.

Se da una parte ci sono i gestori dei locali che con le slot machine
si assicurano importanti guadagni (alcuni con quei soldi pagano i
dipendenti) dall’altra parte ci sono famiglie rovinate
psicologicamente ed economicamente. Spesso si finisce in giri di
prestiti ad usura o addirittura in quello che sta diventando un grosso
affare: il “mercato della cura” parallelo e non autorizzato.

Non possiamo più rimanere a guardare.